mercoledì 10 aprile 2024

Foto bosco di Paschère nell' autunno del 2023


 

IL BOSCO DI PASCHÈRE E IL BOSTRICO

In queste giornate assolate d’ autunno guardare Paschèr dal piazzale antistante la nostra chiesa parrocchiale di San Pietro, fa veramente impressione nel vedere la quantità di piante di abete rosso secche perché contaminate dal bostrico. Mi è venuto alla mente quanto mi raccontava un nostro paesano nato a fine Ottocento. Egli mi diceva che da ragazzino andava a pascolare le capre e le pecore nei prati di Paschèr. Quindi, possiamo supporre che c’erano poche piante qua e la e la zona era prevalentemente prativa o con qualche cespuglio di nocciolo. Anche noi bambini dei primi anni Cinquanta si andava a giocare negli ampi spazio che c’erano nel bosco di allora, che si chiamavano i Burdedes, Lagato e più in alto al Pra dal Popolo ( a Campolongo lo chiamavano Rónc dal Popo ) che era la radura più ampia e spostata un po’ a destra rispetto al paese di Mare. Io, assieme ad Aquilino, Ernesto, Gigetto e Giorgio, tanto per citare alcuni nomi dei miei amici d’ infanzia si saliva fino a Pra dal Popolo per andare a mangiare le pöte da pra ( carlina bianca ) e spensieratamente si cantava la canzone alpina che inizia con queste parole: “ Il Capitano della compagnia è ferito e sta per morir .…!” Da diversi anni, per una maggiore comodità e minori costi nello scalo e trasporto del legname, in questo bosco è stata realizzata una pista forestale che da Pradolfo sale per tutto il costone. Mi ricordo che a metà anni Cinquanta i tronchi ( tàie) venivano portate a valle da una teleferica installata da boscaioli di Igne ( Longarone ) che collegava Paschèr al Pra di Frare, cioè al centro a Mare. Ora, da non competente delle dinamiche e tecniche forestali, delle quali i vari esperti ci potranno dare le spiegazioni scientifiche sul fenomeno bostrico tipografo; mi viene da pensare che se non agiamo con tempestività e determinazione il danno economico e non solo nel nostro territorio potrebbe essere grave. La costa di Paschèr ritornerebbe nella situazione di inizio Novecento, come possiamo vedere nella allegata cartolina di Campolongo stampata prima del 1915. Ho notato che: dove il bosco è reso più debole sia per i tagli dovuti agli schianti invernali, sia per i danni della famosa tempesta Vaia nell’autunno del 2018, l’ attacco di questo parassita è molto facilitato ed insistente. Ci sono sempre stati dei nei nostri boschi dei casi di bostrico, ma solo con qualche pianta isolata qua e la, subito tagliata e portata via. Addirittura venivano bruciate sul posto le ramaglie ed il particolare il cimale dell’ albero abbattuto. Penso che in questo frangente negativo che coinvolge non solo Paschèr; ma particolarmente Visdende e l’ intero Comelico, tutti dovremmo riflettere e considerare seriamente la possibilità di sviluppare ulteriormente la locale filiera del legno. Gian Antonio Casanova Fuga

Foto di Quirino in primo piano sulla destra, con Eva, Mario, io e mia mamma.


 

QUIRINO CESCO FRARE - Ricordo personale

Quirino era nato a Mare nel 1922, i genitori erano : Giulio ( Sindaco del Comune di San Pietro negli primi anni del Novecentoventi ) e Libera Casanova Stua ( portatrice della prima guerra mondiale sul fronte comeliano). Io l’ ho conosciuto da bambino, ovvero settanta anni fa, quando i miei genitori avevano appena iniziato l’ attività di bar ristorante e albergo. Infatti, la mia casa paterna dista non più di cinquanta metri dalla sua. Non ho la pretesa di fare la biografia completa della persona; non spetta a me. Desidero solamente ricordare e far conoscere ai lettori più giovani una figura speciale di cui conservo un gradito ricordo sia per il ruolo che Quirino ha svolto negli anni all’ interno del Municipio di San Pietro sia perché era sempre disponibile per le persone che avevano bisogno di scrivere una lettera a qualche ufficio pubblico ecc.. Oppure a farsi fare la denuncia dei redditi che in quegli anni si chiamava denuncia Vanoni, o anche dovevano fare il pagamento dei contributi previdenziali che allora erano espressi in marchette da applicare su apposita tessera rilasciata dall’ INPS e servivano a maturare i contributi per la pensione. Ricordo la sua bella calligrafia in stampatello minuscolo che risultava di facile e rapida lettura. Quirino, vestiva in modo elegante con abiti sartoriali e farfallino al posto della cravatta, oppure la camicia col collo sbottonato e sotto il foulard, portava la barba non lunga e ben curata; d’ estate portava gli occhiali Zilo Sport dell’ occhialeria Lozza di Calalzo. Era appassionato di autovetture di alta cilindrata che allora non erano molto diffuse nei nostri paesi. Era pure appassionato di cinema e la domenica frequentava la sala cinematografica Piave a Santo Stefano, dove abbiamo visto insieme parecchi film. Tanto per citarne due, mi vengono in mente la Tunica del 1953 e Un Dollaro d’ Onore, western del 1959. Nei giorni feriali della settimana molte volte egli si spingeva fino a Domegge al cinema San Giorgio. Da giovane egli aveva soggiornato per diverso tempo a Venezia, dove abitava e lavorava presso le Poste zia Gigetta, ovviamente si era fatto degli amici veneziani. Ricordo che d ‘estate era in villeggiatura a casa sua un di questi amici di Venezia che noi bambini conoscevamo come siór Armando. Egli era appassionato di aeromodellismo e faceva volare dalla Vàra di Frare un piccolo aeroplano fatto con il legno di balsa che ci lasciava a bocca aperta nel vedere l’ evoluzioni che compiva in aria. Ho anche in mente i giorni che abbiamo passato assieme nella brutta avventura dell’ alluvione del settembre 1965, quando le nostre case hanno rischiato di finire inghiottite dalla piena del Piave. Dato il suo carattere gioviale Quirino aveva molti amici in paese e fuori, dei quali ricordo due in modo particolare: Toni d Ilga e Artemio da Zima Mare. Una volta andato in pensione, data la sua esperienza in contabilità aziendale collaborò con diverse imprese del posto tra cui i F.lli Da Rin idraulica di Santo Stefano e ultimamente con la segheria e commercio legnami di Ginio Campanaro ( Virginio De Pol) a Cima Gogna. Inoltre, assieme a Mirco Cesco Gasperutto fondò la fabbrica OMM che aveva il primo stabilimento nel piano sottostrada della sua casa di abitazione. Quirino morì nel 1987 e fu sepolto nel cimitero di San Pietro; quando passo per un saluto a mia mamma, mi ricordo anche di lui e delle moltissime altre persone che ho conosciuto e che li riposano. Gian Antonio