mercoledì 10 aprile 2024

IL BOSCO DI PASCHÈRE E IL BOSTRICO

In queste giornate assolate d’ autunno guardare Paschèr dal piazzale antistante la nostra chiesa parrocchiale di San Pietro, fa veramente impressione nel vedere la quantità di piante di abete rosso secche perché contaminate dal bostrico. Mi è venuto alla mente quanto mi raccontava un nostro paesano nato a fine Ottocento. Egli mi diceva che da ragazzino andava a pascolare le capre e le pecore nei prati di Paschèr. Quindi, possiamo supporre che c’erano poche piante qua e la e la zona era prevalentemente prativa o con qualche cespuglio di nocciolo. Anche noi bambini dei primi anni Cinquanta si andava a giocare negli ampi spazio che c’erano nel bosco di allora, che si chiamavano i Burdedes, Lagato e più in alto al Pra dal Popolo ( a Campolongo lo chiamavano Rónc dal Popo ) che era la radura più ampia e spostata un po’ a destra rispetto al paese di Mare. Io, assieme ad Aquilino, Ernesto, Gigetto e Giorgio, tanto per citare alcuni nomi dei miei amici d’ infanzia si saliva fino a Pra dal Popolo per andare a mangiare le pöte da pra ( carlina bianca ) e spensieratamente si cantava la canzone alpina che inizia con queste parole: “ Il Capitano della compagnia è ferito e sta per morir .…!” Da diversi anni, per una maggiore comodità e minori costi nello scalo e trasporto del legname, in questo bosco è stata realizzata una pista forestale che da Pradolfo sale per tutto il costone. Mi ricordo che a metà anni Cinquanta i tronchi ( tàie) venivano portate a valle da una teleferica installata da boscaioli di Igne ( Longarone ) che collegava Paschèr al Pra di Frare, cioè al centro a Mare. Ora, da non competente delle dinamiche e tecniche forestali, delle quali i vari esperti ci potranno dare le spiegazioni scientifiche sul fenomeno bostrico tipografo; mi viene da pensare che se non agiamo con tempestività e determinazione il danno economico e non solo nel nostro territorio potrebbe essere grave. La costa di Paschèr ritornerebbe nella situazione di inizio Novecento, come possiamo vedere nella allegata cartolina di Campolongo stampata prima del 1915. Ho notato che: dove il bosco è reso più debole sia per i tagli dovuti agli schianti invernali, sia per i danni della famosa tempesta Vaia nell’autunno del 2018, l’ attacco di questo parassita è molto facilitato ed insistente. Ci sono sempre stati dei nei nostri boschi dei casi di bostrico, ma solo con qualche pianta isolata qua e la, subito tagliata e portata via. Addirittura venivano bruciate sul posto le ramaglie ed il particolare il cimale dell’ albero abbattuto. Penso che in questo frangente negativo che coinvolge non solo Paschèr; ma particolarmente Visdende e l’ intero Comelico, tutti dovremmo riflettere e considerare seriamente la possibilità di sviluppare ulteriormente la locale filiera del legno. Gian Antonio Casanova Fuga

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