In
centro Cadore e più precisamente in località Le Piazze sul torrente
Molinà nel comune di Calalzo nacque la prima fabbrica italiana di
occhiali nel 1878.
Nel
Comelico, si avviarono i primi opifici del settore a Campitello di
San Nicolò nell’ immediato dopo guerra ( 1940-1945 ) .
Per
quanto riguarda il comune di San Pietro la prima fabbrica di occhiali
in celluloide sorse a Presenaio nello stabile ora adibito a polo
scolastico sul finire degli anni Quaranta su iniziativa dell’ ing.
Gio Batta Cesco Cancian.
Infatti, l’ edificio
anzidetto era allora di proprietà della famiglia Cesco Cancian
venne
poi venduto al seminario di Rovigo che l’ adibì a casa per ferie
per i seminaristi, successivamente venne acquistato dal Comune e
trasformato nell’ attuale destinazione urbanistica.
Anche
a Mare, Arminio Cesco Cancian aprì nel 1956 una fabbrica artigiana
per la produzione di occhiali in celluloide.
In
questa ditta individuale dopo qualche tempo entrò in società la
famiglia di Ceo Cesco Cancian con il figlio Nevio, dando così
origine alla ditta Arminio Cesco e C. occhialeria.
Nel
primo periodo le attività manifatturiere venivano svolte nel
fabbricato di via Rio Rin 19, e il primo “capo”1,
ovvero il responsabile della produzione e il controllo dell’
occhiale finito era Vittorio Scuderi di Pieve di Cadore.
Qui,
( e lo so per esperienza diretta per avervi lavorato alcuni mesi
come apprendista), nei locali del piano seminterrato si effettuava la
tranciatura delle montature e delle aste dalla lastra di celluloide.2
C’erano
infatti le varie fustelle per ritagliare sia le aste che i frontali,
quest’ultimi venivano poi pressati su uno stampo tramite un
bilanciere azionato a forza manuale e prendevano la sagoma grezza
dell’ occhiale.
C’era
poi il reparto fresatura che dava la forma voluta ai frontali e la
successiva creazione del “canalino”, ovvero la sede per il
montaggio delle lenti.
Mentre
alle aste ( dopo opportuno riscaldamento ) venivano inserite le anime
di alpacca, infine c’era il reparto per la burattatura dei frontali
e delle aste dopo che erano state limate e rifinite con il
raschietto.
Al
piano terra del fabbricato c’erano le lavorazioni successive,ovvero
la sagomatura e la limatura dei “nasi” e delle aste, l’
applicazione ed il fissaggio delle cerniere in metallo, l’incollaggio
delle alette con l’ acetone, l’ assemblaggio del frontale con le
aste con contemporanea fresatura dell’ occhiale per consentire una
corretta apertura e chiusura delle montature, il reparto finissaggio
con la pulitura degli occhiali con dischi di stoffa intrisi di
pomice, la taglierina per ritagliare le lenti dallo sbozzo (allora
rigorosamente di vetro, la plastica arriverà decenni dopo).
C’
erano poi le mole diamantate per rifinire e creare il bisello nella
lente, dopodiché “il vetro” veniva montato sul frontale di
celluloide appositamente dilatato con aria calda e creava l’
occhiale finito da sole o da vista in base all’ ordine in quel
momento in lavorazione.
C’era
poi il reparto dove venivano piegate le estremità delle aste ( o
stanghette )e si eseguiva la registrazione con il controllo di
qualità sul prodotto finito.
Al
termine di tutte le lavorazioni l’ occhiale entrava in magazzino
per
l’imbustamento
e la spedizione.
Nei
locali attigui al magazzino si trovavano gli uffici aziendali.
Nei
primi anni Sessanta il socio Ceo Cesco Cancian usci dalla società e
inizio un attività analoga denominata “Foces” nell’ edificio
di proprietà della Regola a Presenaio, questa nuova fabbrica andò
avanti per un breve periodo di tempo poi cessò definitivamente.
A
Mare invece la produzione di occhiali continuò e si espanse con il
nuovo marchio Cesco Cav. Arminio, ditta individuale.
In
seguito. Arminio Cesco Cancian
( Mimi ) seppe
sviluppare ulteriormente la propria azienda ristrutturando ad uso
opificio un’ attiguo fabbricato che era adibito a fienile,
trasferendovi la lavorazione degli occhiali.
Negli
anni si ebbe un notevolmente incremento della produzione, tanto è
vero che la fabbrica raggiunse una cinquantina di operai nel periodo
di maggior espansione.
Ci
fu anche l’apertura di una unità lavorativa a Lorenzago dopo l’
alluvione del 1966; questo opificio staccato dalla sede principale di
Mare operò per alcuni anni poi venne ceduto.
A
seguito degli sconvolgimenti avvenuti in questi ultimi venti anni nel
mercato e nel mondo dell’ occhialeria con la delocalizzazione
delle “nostre “ industrie e la nascita di colossi del settore;
prima il figlio Giorgio, ( amico e coetaneo ), ed ora le sue figlie
Barbara e Gloria nello stabile dell’ ex occhialeria mandano avanti
un rinomato negozio di ottica.
Sempre
a Presenaio nei primissimi anni Cinquanta, al piano terra nello
stabile di proprietà della Regola in piazzetta San Wolfango sorse la
fabbrica di occhiali in acetato iniettato: la T. AL. di Tabacchi
Alessandro.
Dopo
poco l’ attività si spostò in località Cima Mare dove Tabacchi
aveva acquistato il fabbricato ex albergo Roma di Damiani.
Venne
in seguito costruito un apposito corpo aggiunto specificatamente ad
uso opificio industriale.
Gli
affari e la conseguente mole di lavoro della T.AL. andavano bene e il
titolare fu ben lieto di poter ampliare gli spazi di produzione.
Quindi
prese in affitto dal comune di Santo Stefano il fabbricato in via
Dante Alighieri che ora è adibito a casa di riposo e adattatolo a
stabilimento industriale creò parecchi posti di lavoro per tutto il
Comelico.
Nel
periodo di maggior produzione se si sommavano gli operai dello
stabilimento di Mare e quello di San Stefano lavoravano più di
duecento persone.
La
T.AL. che all’ epoca destinava parte della produzione all’ estero
aveva aperto una sua fabbrica succursale anche in Grecia, dove si
producevano occhiali per il mercato mediorientale.
Nello
stabilimento di Cima Mare si portò avanti la fabbricazione di
montature per occhiali fino ad oltre la metà degli anni Novanta
(nell’ ultimo periodo con marchi e gestioni non facenti capo
direttamente alla famiglia Tabacchi), ora è rimasto in attività un
negozio di ottica.
Anche
per questa”nostra” importante realtà industriale della metà
del secolo scorso, (la più grande per impiego di manodopera in
Comelico) valgono le motivazioni circa i fenomeni di delocalizzazione
e concentrazione industriale espressi in precedenza.
Questa
in sintesi “ l’ avventura” delle prime fabbriche di occhiali
nel nostro comune.
Poi
ci fu il periodo “d’oro” delle montature in metallo negli anni
Ottanta fino all’ inizio del Duemila.
In
questo ciclo temporale anche da noi sorsero una miriade di
laboratori artigianali che producevano occhiali completi oppure
eseguivano lavorazioni parziali , tipo saldature,assemblaggio aste,
montaggio di lenti di presentazione, finitura ecc., specialmente in
qualità di terzisti per le grosse industrie del settore.
Ma
di questa fase storica del mondo dell’occhialeria cadorina ora non
mi posso dilungare, mi limiterò ad annotare che verso la metà degli
anni Settanta su iniziativa di Mirco Cesco Gasperutto a Mare sorse la
O.M.M., importante fabbrica di minuterie metalliche ed officina
meccanica per l’ occhialeria.
Dobbiamo
senza dubbio riconoscere che le fabbriche di occhiali hanno
contribuito non poco a far crescere il benessere della nostra gente.
Infatti
in quegli anni hanno avuto il merito di limitare di molto il flusso
migratorio per la ricerca di un lavoro lontano da casa.
Specialmente
la manodopera femminile ha potuto trovare occupazione in loco
conciliando gli impegni della famiglia con il lavoro dipendente.
Mi
sembra che all’ interno di questa ricognizione storica sulle
occhialerie nate a San Pietro di Cadore oltre sessanta anni fa si
debba esprimere un pensiero riconoscente ai summenzionati datori di
lavoro che hanno saputo creare occupazione e quindi fonti di reddito
per parecchie famiglie del nostro territorio.
Credo
altresì che possiamo pacificamente definire virtuosi e fecondi di
nuove iniziative industriali quegli anni Cinquanta e Sessanta che con
questo scritto ho cercato di raccontare.
Termino
con una doverosa proposta, ( non sono a conoscenza se qualcosa in tal
senso sia già stato fatto ), però, io vedrei con favore una
iniziatica che associasse al nome di Alessandro Tabacchi deceduto nel
2005, ( a mio avviso il maggior datore di lavoro nella Val Comelico
di quegli anni ) un pubblico riconoscimento ( tipo l’ intitolazione
di una via.) da parte dei nostri Enti locali.
-
Gian Antonio Casanova Fuga -
1
Al “capo” era anche demandato la creazione di nuovi modelli di
occhiale da “lanciare” sul mercato. Ciò avveniva ritagliando
dalla lastra di celluloide con il seghetto da traforo il disegno
della nuova montatura che si intendeva realizzare.
2
Allora, le lastre di celluloide ordinate alla ditta E.C.M.A. di
Lazzarotto di Pieve di Cadore, venivano recapitate a Mare con le
corriere delle autolinee Carnia-Cadore.
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