domenica 5 marzo 2017

LE PRIME FABBRICHE DI OCCHIALI A SAN PIETRO DI CADORE



In centro Cadore e più precisamente in località Le Piazze sul torrente Molinà nel comune di Calalzo nacque la prima fabbrica italiana di occhiali nel 1878.
Nel Comelico, si avviarono i primi opifici del settore a Campitello di San Nicolò nell’ immediato dopo guerra ( 1940-1945 ) .
Per quanto riguarda il comune di San Pietro la prima fabbrica di occhiali in celluloide sorse a Presenaio nello stabile ora adibito a polo scolastico sul finire degli anni Quaranta su iniziativa dell’ ing. Gio Batta Cesco Cancian.
Infatti, l’ edificio anzidetto era allora di proprietà della famiglia Cesco Cancian
venne poi venduto al seminario di Rovigo che l’ adibì a casa per ferie per i seminaristi, successivamente venne acquistato dal Comune e trasformato nell’ attuale destinazione urbanistica.
Anche a Mare, Arminio Cesco Cancian aprì nel 1956 una fabbrica artigiana per la produzione di occhiali in celluloide.
In questa ditta individuale dopo qualche tempo entrò in società la famiglia di Ceo Cesco Cancian con il figlio Nevio, dando così origine alla ditta Arminio Cesco e C. occhialeria.
Nel primo periodo le attività manifatturiere venivano svolte nel fabbricato di via Rio Rin 19, e il primo “capo”1, ovvero il responsabile della produzione e il controllo dell’ occhiale finito era Vittorio Scuderi di Pieve di Cadore.
Qui, ( e lo so per esperienza diretta per avervi lavorato alcuni mesi come apprendista), nei locali del piano seminterrato si effettuava la tranciatura delle montature e delle aste dalla lastra di celluloide.2
C’erano infatti le varie fustelle per ritagliare sia le aste che i frontali, quest’ultimi venivano poi pressati su uno stampo tramite un bilanciere azionato a forza manuale e prendevano la sagoma grezza dell’ occhiale.
C’era poi il reparto fresatura che dava la forma voluta ai frontali e la successiva creazione del “canalino”, ovvero la sede per il montaggio delle lenti.
Mentre alle aste ( dopo opportuno riscaldamento ) venivano inserite le anime di alpacca, infine c’era il reparto per la burattatura dei frontali e delle aste dopo che erano state limate e rifinite con il raschietto.
Al piano terra del fabbricato c’erano le lavorazioni successive,ovvero la sagomatura e la limatura dei “nasi” e delle aste, l’ applicazione ed il fissaggio delle cerniere in metallo, l’incollaggio delle alette con l’ acetone, l’ assemblaggio del frontale con le aste con contemporanea fresatura dell’ occhiale per consentire una corretta apertura e chiusura delle montature, il reparto finissaggio con la pulitura degli occhiali con dischi di stoffa intrisi di pomice, la taglierina per ritagliare le lenti dallo sbozzo (allora rigorosamente di vetro, la plastica arriverà decenni dopo).
C’ erano poi le mole diamantate per rifinire e creare il bisello nella lente, dopodiché “il vetro” veniva montato sul frontale di celluloide appositamente dilatato con aria calda e creava l’ occhiale finito da sole o da vista in base all’ ordine in quel momento in lavorazione.
C’era poi il reparto dove venivano piegate le estremità delle aste ( o stanghette )e si eseguiva la registrazione con il controllo di qualità sul prodotto finito.
Al termine di tutte le lavorazioni l’ occhiale entrava in magazzino per
l’imbustamento e la spedizione.
Nei locali attigui al magazzino si trovavano gli uffici aziendali.
Nei primi anni Sessanta il socio Ceo Cesco Cancian usci dalla società e inizio un attività analoga denominata “Foces” nell’ edificio di proprietà della Regola a Presenaio, questa nuova fabbrica andò avanti per un breve periodo di tempo poi cessò definitivamente.
A Mare invece la produzione di occhiali continuò e si espanse con il nuovo marchio Cesco Cav. Arminio, ditta individuale.
In seguito. Arminio Cesco Cancian ( Mimi ) seppe sviluppare ulteriormente la propria azienda ristrutturando ad uso opificio un’ attiguo fabbricato che era adibito a fienile, trasferendovi la lavorazione degli occhiali.
Negli anni si ebbe un notevolmente incremento della produzione, tanto è vero che la fabbrica raggiunse una cinquantina di operai nel periodo di maggior espansione.
Ci fu anche l’apertura di una unità lavorativa a Lorenzago dopo l’ alluvione del 1966; questo opificio staccato dalla sede principale di Mare operò per alcuni anni poi venne ceduto.
A seguito degli sconvolgimenti avvenuti in questi ultimi venti anni nel mercato e nel mondo dell’ occhialeria con la delocalizzazione delle “nostre “ industrie e la nascita di colossi del settore; prima il figlio Giorgio, ( amico e coetaneo ), ed ora le sue figlie Barbara e Gloria nello stabile dell’ ex occhialeria mandano avanti un rinomato negozio di ottica.
Sempre a Presenaio nei primissimi anni Cinquanta, al piano terra nello stabile di proprietà della Regola in piazzetta San Wolfango sorse la fabbrica di occhiali in acetato iniettato: la T. AL. di Tabacchi Alessandro.
Dopo poco l’ attività si spostò in località Cima Mare dove Tabacchi aveva acquistato il fabbricato ex albergo Roma di Damiani.
Venne in seguito costruito un apposito corpo aggiunto specificatamente ad uso opificio industriale.
Gli affari e la conseguente mole di lavoro della T.AL. andavano bene e il titolare fu ben lieto di poter ampliare gli spazi di produzione.
Quindi prese in affitto dal comune di Santo Stefano il fabbricato in via Dante Alighieri che ora è adibito a casa di riposo e adattatolo a stabilimento industriale creò parecchi posti di lavoro per tutto il Comelico.
Nel periodo di maggior produzione se si sommavano gli operai dello stabilimento di Mare e quello di San Stefano lavoravano più di duecento persone.
La T.AL. che all’ epoca destinava parte della produzione all’ estero aveva aperto una sua fabbrica succursale anche in Grecia, dove si producevano occhiali per il mercato mediorientale.
Nello stabilimento di Cima Mare si portò avanti la fabbricazione di montature per occhiali fino ad oltre la metà degli anni Novanta (nell’ ultimo periodo con marchi e gestioni non facenti capo direttamente alla famiglia Tabacchi), ora è rimasto in attività un negozio di ottica.
Anche per questa”nostra” importante realtà industriale della metà del secolo scorso, (la più grande per impiego di manodopera in Comelico) valgono le motivazioni circa i fenomeni di delocalizzazione e concentrazione industriale espressi in precedenza.
Questa in sintesi “ l’ avventura” delle prime fabbriche di occhiali nel nostro comune.
Poi ci fu il periodo “d’oro” delle montature in metallo negli anni Ottanta fino all’ inizio del Duemila.
In questo ciclo temporale anche da noi sorsero una miriade di laboratori artigianali che producevano occhiali completi oppure eseguivano lavorazioni parziali , tipo saldature,assemblaggio aste, montaggio di lenti di presentazione, finitura ecc., specialmente in qualità di terzisti per le grosse industrie del settore.
Ma di questa fase storica del mondo dell’occhialeria cadorina ora non mi posso dilungare, mi limiterò ad annotare che verso la metà degli anni Settanta su iniziativa di Mirco Cesco Gasperutto a Mare sorse la O.M.M., importante fabbrica di minuterie metalliche ed officina meccanica per l’ occhialeria.
Dobbiamo senza dubbio riconoscere che le fabbriche di occhiali hanno contribuito non poco a far crescere il benessere della nostra gente.
Infatti in quegli anni hanno avuto il merito di limitare di molto il flusso migratorio per la ricerca di un lavoro lontano da casa.
Specialmente la manodopera femminile ha potuto trovare occupazione in loco conciliando gli impegni della famiglia con il lavoro dipendente.
Mi sembra che all’ interno di questa ricognizione storica sulle occhialerie nate a San Pietro di Cadore oltre sessanta anni fa si debba esprimere un pensiero riconoscente ai summenzionati datori di lavoro che hanno saputo creare occupazione e quindi fonti di reddito per parecchie famiglie del nostro territorio.
Credo altresì che possiamo pacificamente definire virtuosi e fecondi di nuove iniziative industriali quegli anni Cinquanta e Sessanta che con questo scritto ho cercato di raccontare.
Termino con una doverosa proposta, ( non sono a conoscenza se qualcosa in tal senso sia già stato fatto ), però, io vedrei con favore una iniziatica che associasse al nome di Alessandro Tabacchi deceduto nel 2005, ( a mio avviso il maggior datore di lavoro nella Val Comelico di quegli anni ) un pubblico riconoscimento ( tipo l’ intitolazione di una via.) da parte dei nostri Enti locali.
- Gian Antonio Casanova Fuga -





1 Al “capo” era anche demandato la creazione di nuovi modelli di occhiale da “lanciare” sul mercato. Ciò avveniva ritagliando dalla lastra di celluloide con il seghetto da traforo il disegno della nuova montatura che si intendeva realizzare.
2 Allora, le lastre di celluloide ordinate alla ditta E.C.M.A. di Lazzarotto di Pieve di Cadore, venivano recapitate a Mare con le corriere delle autolinee Carnia-Cadore.

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