In questa edizione speciale
del bollettino dedicato ai lavori di restauro e conservazione dell’ interno
della nostra bella e antica chiesa parrocchiale di cui ho già diffusamente scritto
nel “Visdende” n.1 dell’estate 2011 vorrei semplicemente raccontare la mia esperienza
(comune ai miei coetanei ) della prima comunione circa sessanta anni fa .Siamo
il 13 giugno del 1954 e il parroco pro tempore era don Vittorio Fregona. In
quell’ anno eravamo in sette tra bambini e bambine: io, Mirco Cesco Gasperutto e Oris Zampol, Gianna De Betta,
Elda Pradetto Bonvecchio, Lilli Cesco Casanova,Gianna Pradetto Battel.Dopo il
percorso di studio del catechismo che aveva come insegnanti le locali suore
“imeldine” (che gestivano anche l’ asilo infantile ) per essere ammessi alla prima
comunione bisognava superare un piccolo esame di dottrina. Poi si doveva fare
la prima confessione e la domenica successiva si riceveva per la prima volta il corpo di
Cristo. La messa solenne “granda”
cantata dal numeroso coro di voci maschili e femminili, ( mi vengono in mente due
nomi: Franco dal Podestà, Costanža d’ Tone d’ Pio ), era accompagnato all’ organo da Ottorino
Soravia. All’ epoca ci si accostava al Sacramento in ginocchio e con le manie
giunte, il sacerdote posava la Particola sulla lingua del
comunicando e non sul palmo della mano come si può richiedere ora. A questa importante
e significativa cerimonia eravamo accompagnati dai nostri genitori e parenti,
dalle suore catechiste e dall’ assemblea dei fedeli partecipanti alla Santa Messa.
Allora, per potersi accostare all’ Eucarestia bisognava essere digiuni dalla
mezzanotte, era solamente concesso bere dell’ acqua un’ ora prima di ricevere
l’ Ostia benedetta.
Al termine della celebrazione
a tutti i neo comunicati e alle relative famiglie veniva offerto un rinfresco
nei locali dell’ asilo in via Parcellan.
Valida collaboratrice in
cucina di questa tradizione era Cia
Molechi ( Lucia De Lorenzo Meo ) che chi ha frequentato l’ asilo in quegli anni
ricorderà sicuramente.
In questo giorno particolare
era consuetudine legarsi al braccio un nastro a forma di croce con ricamato il
simbolo dell’ Eucarestia. Inoltre ci veniva regalato un libretto per le
preghiere, me lo ricordo di colore avorio con la copertina rigida disegnata sul
recto, ed in più una coroncina bianca per
il rosario.
Per finire in bellezza la giornata non dovevano mancare le
fotografie ricordo a cura di Foto Luisa
(Gigia Löba) di Valle. Queste
fotografie che sicuramente conserviamo ancora in qualche cassetto della nostra
casa e che ogni tanto riaffiorano nella memoria ricordandoci quegli anni di un’
infanzia vissuta nel rispetto delle tradizioni cristiane tramandate dai nostri
avi, alle quali si attenevano con scrupolo tutte le nostre famiglie.
Gian Antonio
Casanova Fuga
Pubblicato su IL VISDENDE n. 2 anno 2012
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