sabato 23 maggio 2020

RICORDO DELLA PRIMA COMUNIONE




In questa edizione speciale del bollettino dedicato ai lavori di restauro e conservazione dell’ interno della nostra bella e antica chiesa parrocchiale di cui ho già diffusamente scritto nel “Visdende” n.1 dell’estate 2011 vorrei semplicemente raccontare la mia esperienza (comune ai miei coetanei ) della prima comunione circa sessanta anni fa .Siamo il 13 giugno del 1954 e il parroco pro tempore era don Vittorio Fregona. In quell’ anno eravamo in sette tra bambini e bambine: io, Mirco Cesco  Gasperutto e Oris Zampol, Gianna De Betta, Elda Pradetto Bonvecchio, Lilli Cesco Casanova,Gianna Pradetto Battel.Dopo il percorso di studio del catechismo che aveva come insegnanti le locali suore “imeldine” (che gestivano anche l’ asilo infantile ) per essere ammessi alla prima comunione bisognava superare un piccolo esame di dottrina. Poi si doveva fare la prima confessione e la domenica successiva  si riceveva per la prima volta il corpo di Cristo. La messa solenne “granda” cantata dal numeroso coro di voci maschili e femminili, ( mi vengono in mente due nomi: Franco dal Podestà, Costanža d’ Tone d’ Pio  ), era accompagnato all’ organo da Ottorino Soravia. All’ epoca ci si accostava al Sacramento in ginocchio e con le manie giunte, il sacerdote  posava la Particola sulla lingua del comunicando e non sul palmo della mano come si può richiedere ora. A questa importante e significativa cerimonia eravamo accompagnati dai nostri genitori e parenti, dalle suore catechiste e dall’ assemblea dei fedeli partecipanti alla Santa Messa. Allora, per potersi accostare all’ Eucarestia bisognava essere digiuni dalla mezzanotte, era solamente concesso bere dell’ acqua un’ ora prima di ricevere l’ Ostia benedetta.
Al termine della celebrazione a tutti i neo comunicati e alle relative famiglie veniva offerto un rinfresco nei locali dell’ asilo in via Parcellan.
Valida collaboratrice in cucina di questa tradizione era Cia Molechi ( Lucia De Lorenzo Meo ) che chi ha frequentato l’ asilo in quegli anni ricorderà sicuramente.
In questo giorno particolare era consuetudine legarsi al braccio un nastro a forma di croce con ricamato il simbolo dell’ Eucarestia. Inoltre ci veniva regalato un libretto per le preghiere, me lo ricordo di colore avorio con la copertina rigida disegnata sul recto, ed in più  una coroncina bianca per il rosario.
Per finire in  bellezza la giornata non dovevano mancare le fotografie ricordo a cura di Foto Luisa  (Gigia Löba) di Valle. Queste fotografie che sicuramente conserviamo ancora in qualche cassetto della nostra casa e che ogni tanto riaffiorano nella memoria ricordandoci quegli anni di un’ infanzia vissuta nel rispetto delle tradizioni cristiane tramandate dai nostri avi, alle quali si attenevano con scrupolo tutte le nostre famiglie.
                                                        Gian Antonio Casanova Fuga


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