A
cent’ anni esatti dalla fine del primo conflitto mondiale, nel
quale il territorio del nostro Comune e la popolazione di allora
sono stati direttamente coinvolti dai quei tragici avvenimenti;
vorrei ricordare uno dei partecipanti alla Grande Guerra che ho avuto
la fortuna di conoscere in quanto legato da vincolo di parentela.
Giovanni
Battista De Bettin Linc classe 1882 era fratello di mia nonna Vina
( De Bettin Ludovina ). Egli ebbe sei figli ( Giovana,
Gige, Cia, Berto, Rösa, Nane ).Alberto e Giovanni sono i pìù
conosciuti: Berto perché poeta dialettale, già a
partire dagli anni Cinquanta scrisse articoli e poesie pubblicati
sulla stampa locale.Nane, pittore e poeta noto in Italia e all’ estero per i suoi quadri e pubblicazioni, tra le quali la traduzione in dialetto dei Promessi Sposi, ( I Nviẑes ).
Barba Dvane, è stato combattente nella Grande Guerra, richiamato nel luglio del 1916 e assegnato al battaglione Cadore, poi passo al Val Piave 275° compagnia del 7° alpini. Combattè al Tre Croci, Forame, Balza Mediana,Val Grande, Col Forca, Cristallo. Fatto prigioniero dagli austriaci poté ritornare a casa alla vigilia di Natale del 1918. Dovette immediatamente ricominciare a governare le mucche e preparare i lavori di stagione necessari alla coltivazione dei prati di Costalòngia e di Pradolin in Visdende, se voleva l’ estate successiva raccogliere il fieno necessario al sostentamento delle vacche che erano l’ unica fonte certa di nutrimento delle famiglie di allora. Egli rimase vedovo della moglie Teresa Fabbian il 31/12/1926.
Fece per moltissimi anni il sagrestano nella chiesa di Costalta divenuta parrocchia nel 1943. Me lo ricordo quando passava tra i banchi a raccogliere le offerte con un bastone al quale erano appese due borse in cuoio, una nera ( per le offerte in suffragio dei defunti e una più chiara per le offerte destinate alla intenzioni dei vivi ). In quegli anni non c’era l’ elettrificazione delle celle campanarie e al mongo ( sacrestano) doveva recarsi fisicamente nel campanile alle varie ore della giornata a tirare le corde che azionavano il suono delle campane. Poi c’era la cura e la pulizia della chiesa che svolgeva con scrupolosità. Fu consigliere comunale di San Pietro e membro di varie associazioni del paese di Costalta; insignito del cavalierato di Vittorio Veneto quale ex combattete della Grande Guerra morì il 14/08/1971. I funerali furono celebrati da don Flavio Del Longo allora parroco pro tempore della parrocchia di Sant’ Anna. Egli aveva un particolare dono per la scrittura e si distingueva nel saper pronunciare parole adatte in ogni occasione, sia di gioia che di dolore della vita paesana. Per gli “amanti” dei detti dialettali voglio riportare tre battute che mi vengono in mente pronunciate da barba Dvane Linc: un giorno dopo aver suonato la campana di mezzogiorno egli si recava a casa per il pranzo, un paesano che lo incontrò per strada gli disse :( com ela po’ Dvane che incöi tas tirò csi curta? Eè, se fos sto tle to röi avra tirò pi lòngia . Rimasto vedovo in giovane età e con delle malattie in famiglia, grazie al suo carattere gioviale e rivolto all’ ottimismo considerava sempre il bicchiere mezzo pieno. Mi raccontava: ( pi d òta i dovù di a consolà chi chla vacia avea diò dòi òte ) Negli anni Sessanta un nipote era indeciso se continuare la scuola dopo le elementari e ha chiesto consiglio al nonno; si sentì rispondere: ( sentmo redo, se n te fas chle tròi clase ilò (medie inferiori ) t pòs snoma di a giàdne e borsöi ). In occasione del matrimonio di mio cugino Luigi Casanova De Marco (Gigin ) con Marina Alverà a Cortina, nei primi anni Cinquanta scrisse nel biglietto augurale: Il vostro amore sia grande come le Tofane di Cortina.
Questi alcuni dei miei ricordi di gioventù di un prozio veramente speciale.
Gian Antonio Casanova Fuga
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