venerdì 2 ottobre 2020

DAL BORSITO AI BATÒCES

Tutti i nostri paesi del Comelico ed anche del vicino Cadore hanno avuto da sempre dei “nomignoli” che li contraddistinguono, sia in relazione al posto dove sono ubicati, sia per le attività svolte o i fatti accaduti, o per le caratteristiche dei loro abitanti ecc. Noi del Comune di San Pietro eravamo e siamo tuttora conosciuti come al Comun dal borsito. Molto probabilmente questo appellativo ci è stato affibbiato in considerazione del fatto che parecchi anni fa ( penso durante e subito dopo la Grande Guerra ) alcune famiglie prive di risorse per sopravvivere e dar da mangiare ai loro figli, hanno dovuto giocoforza ricorrere allo scambio merci ed anche all’ elemosina nei paesi e territori a noi vicini. Ciò premesso, nel 1956 abbiamo provvisoriamente cambiato nomignolo diventando al comun di batòces.

Il motivo: un episodio accaduto nel corso del trasferimento del parroco pro tempore don Vittorio Fregona. Don Vittorio era subentrato nell’anno 1952 a don Giovanni Maria Panciera, egli era un prete “moderno” dal carattere esuberante e severo, me lo ricordo bene in quanto in quel periodo facevo il chierichetto e avevo dovuto imparare alla svelta come (servire messa) in latino. Egli girava da un paese all’ altro della Parrocchia con un Galletto di colore giallo; mezzo di locomozione allora in auge, fabbricato dalla Moto Guzzi. Ebbene, l’ allora vescovo di Belluno/ Feltre mons. Gioacchino Muccin aveva disposto il trasferimento di don Vittorio a Faè Fortogna e l’ arrivo a San Pietro di don Mario Carlin. La popolazione non aveva preso bene questa decisione e tra le altre cose, per protesta, erano stati asportati i battacchi delle campane che in seguito furono ritrovati dai carabinieri a Presenaio. Venne il giorno della partenza, una domenica pomeriggio del mese di marzo, si era radunata molta gente negli spazi antistanti la canonica con l’ intenzione di impedire a don Vittorio di lasciare il paese. Ci fu da parte di alcuni parrocchiani una chiassosa manifestazione per evidenziare il dissenso sulla decisione del vescovo. Tanto è vero che verso sera dovette intervenire il reparto celere della Polizia di Stato della Questura di Belluno per riportare la calma. E mentre la folla rumoreggiava, don Vittorio lasciava la canonica dal portone retrostante e scendeva a Mare dal sentiero di Col. Tale accadimento aveva fatto scalpore e suscitato il chiacchiericcio in tutti i paesi del Comelico. Anche la cronaca locale del Gazzettino aveva riportato il fatto con dovizia di particolari per tutto quello che era successo. Ciò, aveva dato luogo allo sfottò dei paesi confinanti chiamandoci al comun di batoces. Poi, con il tempo le cose si sono ridimensionate e dimenticate e siamo ritornati al nomignolo delle origini che orgogliosamente rivendichiamo. A tal proposito, da un pezzo di tronco del vecchio e malandato albero di acero piantato più di cento anni fa sul lato ovest di Piazza Roma, nel mese di maggio del 2017 a cura di Avio De Lorenzo e Matteo Zampol fu realizzata un’ artistica scultura su questo specifico tema. In questa panoramica e ridente piazza del capoluogo comunale troviamo anche la caratteristica fontana, la storica villa Poli e la nostra amata chiesa parrocchiale.

Gian Antonio Casanova Fuga

 

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