giovedì 24 novembre 2022

I CANTIERI SCUOLA NEGLI ANNI SESSANTA

 

La bella foto di San Pietro e Stavel tratta dalla raccolta di Ernesto Pradetto Roman pubblicata sul nostro bollettino parrocchiale n. 2 / 2020; nella quale si vede bene la vecchia strada che sale a Costalta, mi ha fatto ricordare che sul finire degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta, la carrabile di allora fu allargata e resa più comodamente percorribile con il lavoro manuale ( pala, picco e carriola, - non mezzi meccanici- ) dal cantiere scuola.

La strada che porta a Costalta dall’ Ota dla Pala in su era stata rifatta su un tracciato ex novo a cura e spese della Regola di Sant’ Anna.

Vi aveva lavorato l’ impresa Dal Zuffo di Feltre e l’ opera era terminata nella seconda metà degli anni Cinquanta.

Rimaneva da allargare il tratto Ponte Rin ­Ota dla Pala.

Pertanto, anche l’ Amministrazione comunale di San Pietro si era avvalsa della normativa nazionale che con legge del 4/5/1951 n. 456 dava la possibilità alle persone involontariamente disoccupate di svolgere un lavoro stagionale, portando a casa una busta paga, anche se modesta.

In dialetto chi lavorano su questi cantieri veniva identificato come quelli della Tot.

La gente associava il modo di lavorare e le ore di lavoro giornaliero con quanto avveniva poco meno di venti anni prima nei cantieri creati dall’ Organizzazione Todt; impresa di costruzioni della Germania nazista nei vari paesi occupati dalla Wehrmacht.

Ricordo alcuni compaesani di Mare, San Pietro,Valle, Presenaio e Costalta che lavoravano in questo cantiere.

Avevano meno di sessanta anni, ma per aggiungere altre ( marchette), così si chiavavano allora i contributi previdenziali, alla loro posizione INPS e maturare il minimo per andare in pensione, erano ben contenti di prestare la loro opera per l’allargamento della strada dal Gió d Rin.

A quel tempo servivano 35 annualità di contribuzione INPS per poter maturare la pensione di anzianità e sessant’anni di età per la pensione di vecchiaia.

Erano muratori, carpentieri e manovali con buona esperienza nel settore edile ed in gioventù avevano lavorato in diversi posti in Italia ed in giro per il mondo.

A noi adolescenti di allora sembravano già dei “ vecchi” e ogni tanto al bar, ci si divertiva a lanciare qualche “sfottò”, ( in modo bonario e mai offensivo ), a chi dopo la giornata di lavoro aveva bevuto qualche bicchiere di più e si vantava delle cose fatte durante il proprio turno di lavoro.

All’ epoca erano permessi questi piccoli scherzi nella vita paesana; scherzi che erano tollerati dalle persone coinvolte e finivano in una sana e liberatoria risata, oltre ad una altro gòto (bicchiere) di vino rosso.


Gian Antonio Casanova Fuga

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