giovedì 24 novembre 2022

IL GIORNALE DEL COMELICO

 

Negli anni Cinquanta non c’ erano i mezzi di comunicazione di oggi, specialmente internet con i social network, ( reti sociali, -in italiano- ), di cui quasi tutti ne facciamo ampio uso da almeno un decennio. Infatti, queste tecnologie se ben gestite sono in grado di far conoscere sia a livello locale che al mondo intero messaggi, foto, video, scritti di vario genere che l’ utente desidera pubblicare.

Nel mese di maggio del 1952 a Santo Stefano in via San Candido, sotto la direzione di Antonio Pellizzaroli si diede vita ad un giornale di vallata. Il periodico stampato mensilmente era posto in vendita al prezzo di lire 35,00 cadauno. Nel frontespizio dello stesso era riportato il titolo con rappresentazione stilizzata di due boscaioli intenti al lavoro e sullo sfondo una nostra tipica segheria per la prima lavorazione del legno. Era anche stato inserito il motto dialettale ...algo podasson esse anche nei !

Nella prima copia di presentazione era stato testualmente scritto : “ L’ idea di formare questo giornale nacque una sera. Una di quelle sere d’ inverno lunghe e fredde, in un caffè del centro tra alcuni amici, centellinando un buon bicchiere di vino, di quello (Verona) buono, che ti fa fare il bis e anche il tris, dopo i quali inizia un lungo colloquio che cominciando con i problemi del capoluogo va a finire su tutti quelli dell’ intera Vallata” .Difatti, anche nei primi anni del dopoguerra 1940/1945 era presente il desiderio di informare maggiormente la popolazione del Comelico sulle prospettive di sviluppo possibile, dato che all’ epoca l’ economia locale attraversava un vero e proprio boom. Era in atto uno gagliardo commercio con prima lavorazione del legname dei nostri boschi. Basti pensare al numero delle segherie presenti in Valle e al mercato dei “tondini”, merce molto richiesta dalle cartiere per la produzione di carta e cartoni. In ogni paese, anche il più piccolo della Vallata c’era un mediatore/commerciante di legnami. Poi c’erano i temi d’ attualità della Pubblica Amministrazione, tipo la creazione del Consorzio Forestale, la costituzione dell’ Azienda di Soggiorno e Turismo, la proposta di costruire una Casa di Ricovero a Santo Stefano ( così si chiamavano allora le case di riposo ) ecc.. Molto materiale su cui scrivere è sicuramente arrivato dalla ricostituzione delle Regole in persone giuridiche pubbliche con decreto legislativo n. 1104 del 1948 e con legge n. 991 del 1952. ( Prima, con la legge n. 1766 del 1927 - riordino usi civici e proprietà collettive - anche le Regole comelicesi, loro malgrado, avevano dovuto trasformarsi in Frazioni; ed erano amministrate direttamente dal Comune ). Invece con l’avvento della Repubblica Italiana questi enti hanno potuto riprendere l’ originale denominazione di Regola come prevedevano gli antichi laudi o statuti. Le “nuove Regole” nel secondo dopoguerra erano considerate Enti Privati di diritto Pubblico, quindi le loro delibere e/o atti amministrativi erano soggetti all’ approvazione e al controllo di legittimità da parte della Prefettura di Belluno.

Questo nuova modalità di amministrare il patrimonio collettivo indivisibile e inalienabile dava quindi la possibilità al regoliere o gruppi di regolieri scontenti di determinate decisioni delle commissioni amministrative di far ricorso al Prefetto, con una richiesta di rettifica dell’atto non condiviso e/o non conforme allo statuto.

Da questa nuova situazione normativa sicuramente è scaturito molto materiale per articoli, tesi e /o ragioni su i temi più “caldi” che interessavano maggiormente le famiglie “fuochi del regolato. ( Solo con le disposizioni legislative del 1971 e degli anni successivi, le Regole, denominate anche Comunioni Familiari passarono da ente di diritto pubblico a soggettivo di diritto privato ).

Il giornale si occupò anche di pubblicare stimoli sulla necessità di industrializzare maggiormente la nostra zona. Furono pubblicati articoli storici sulle famiglie e personaggi illustri del Comelico. Tanto per fare un esempio la biografia dell. Avv. Osvaldo Antonio Monti di Candide, nostro illustre conterraneo ma poco (già allora) conosciuto e ricordato. Il mensile rimase in vita due anni esatti, l’ ultimo numero uscì nel mese di maggio del 1954.

Gian Antonio Casanova Fuga



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