Il
nostro compaesano Livio Cesco Frare era nato a Mare
di San Pietro ed
era il secondogenito di Attilio e Adele De Pol, la
famiglia si era poi
trasferita a Pieve
di Cadore in quanto
il papà era cancelliere della Magnifica Comunità Cadorina e
segretario comunale.
In un primo tempo risiedettero a Tai, poi alla metà degli anni
Venti costruirono in Via Talamini ( ora Via XX Settembre ) la casa (
denominata
la Vedetta) per la posizione panoramica sulla vallata del Centro
Cadore1.
Livio era
coscritto dei miei genitori (
classe 1910 ) ed a casa
ne avevo sentito parlare più volte della sua attività di pittore.
Poi quando anch’ io ho iniziato a lavorare nel paese di Tiziano ho
avuto modo di
conoscerlo
personalmente; era
la seconda metà degli anni
Sessanta. In quel
periodo la piazza di Pieve ( come tutti i nostri paesi) era molto
frequentata dai turisti
della pianura veneta e
intere famiglie vi soggiornavano anche un mese intero nel periodo più
caldo della stagione estiva. Una passeggiata molto frequentata dai
villeggianti era ed è la stradina che dal centro paese
porta al parco
“Roccolo” dove c’era e c’è tuttora un bar, ( allora anche
dancing ), la casina di caccia, la terrazza belvedere sul lago e la
casetta di Babbo Natale. In questi spazi Livio esponeva i suoi
caratteristici quadri che dipingeva durante l’ inverno e che
vendeva specialmente ai turisti che si recavano in quel luogo. Un
soggetto molto richiesto dai visitatori era la casa di Tiziano,
dipinta con dimensioni, visuali, prospettive e colori diversi.
Alla sera tante volte lo
vedevo rientrare dal Roccolo con il suo cagnolino al guinzaglio, il
cappello a larghe tese e l’impermeabile sempre appoggiato sulle
spalle, mi salutava sempre con un sorriso incorniciato dalla barba
ben curata. Al termine della stagione estiva egli veniva in banca a
farsi fare tanti piccoli assegni circolari con gli incassi delle
vendite dei suoi quadri. Assegni che poi cambiava durante l’ anno
quando ne aveva bisogno.
Livio morì nel 1977 ed è
sepolto nel cimitero di San Pietro.
A casa ho un suo dipinto fatto
a spatola e quando lo guardo mi fa venire in mente i bei anni della
gioventù, quando il Cadore era terra di benessere e lavoro per tutti
specialmente nelle occhialerie.
Gian Antonio Casanova
Fuga
1Notizie
da Paola Cesco Frare
Pubblicato sul VISDENDE n. 2/2019
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