martedì 12 maggio 2020

LA METALFLEX DI VENAS





(  Ricordi di un ex bancario )

Il mite inverno appena trascorso privo di neve e con tante giornate assolate ci ha spinti a fare delle lunghe passeggiate specialmente sulla comoda e amena strada ciclabile delle Dolomiti. Ebbene, passando nel tratto che costeggia il paese di Venas ci si imbatte in un fabbricato ad uso condominio situato tra la stazione ex Ferrovie delle Dolomiti e la Chiesa Parrocchiale.
Questo immobile io me lo ricordo come fabbrica di occhiali negli anni Sessanta/Settanta. Nel pieno dell’ attività lavorativa penso che l’ azienda occupasse oltre un centinaio di persone. All’ epoca, nelle banche locali era in uso la consuetudine di recarsi personalmente ( almeno in due impiegati ) negli uffici della fabbriche più importanti a portare i contanti che servivano a fare le paghe mensili agli operai. Ovviamente detto servizio dava l’ opportunità agli istituti di credito di incrementare il lavoro con lo sconto di effetti e/o operazione export che la ditta in questione consegnava alla banca per coprire il controvalore del contante prelevato per gli emolumenti al personale. Io ho iniziato a lavorare presso la Banca del Friuli di Pieve di Cadore il 01 giugno 1966 e ricordo che i rapporti con la banca erano tenuti da Francesco Da Cortà e dal loro direttore amministrativo Giancarlo (Carlo) Soravia.
I soci della ditta Metaflex erano Francesco Da Cortà di Pieve e Vittorio ed Elio Toscani da Venas. Inoltre, il signor Francesco Da Cortà ed il Signor Vittorio Toscani erano soci accomandanti della Luxottica di Del Vecchio & C. di Agordo; mentre il signor Leonardo Del Vecchio era socio accomandatario. Ricordo che nel 1969 quanto i soci cadorini cedettero le loro quote della Luxottica sas, io feci degli assegni circolari che servirono al perfezionamento del rogito notarile.
Allora, detti titoli di credito andavano compilati a mano dal contabile e firmati dal cassiere.
All’ epoca lo stabilimento di Agordo occupava qualche decina di dipendenti e le due occhialeria collaboravano sia nella produzione di montature per occhiali sia nella commercializzazione del prodotto finito. In quegli anni gli occhiali venivano venduti in buona parte sul mercato interno ai numerosi negozi di ottica e i vari grossisti sparsi in tutta Italia. Infatti, i rappresentanti delle occhialerie cadorine visitavano con periodicità e costanza gli ottici italiani; e qui mi corre l’ obbligo di ricordare il signor Mario Da Rin Pagnetto ( agente della Metalflex ) e uno dei precursori della folta schiera di mandatari della nostra zona operanti nel settore nel corso degli anni.
Ritornando alla materia bancaria passo a descrivere le principali operazioni che erano in uso presso le banche commerciali locali per finanziare e supportare le occhialerie nelle loro esigenze di liquidità. L’ anticipo delle fatture dei loro clienti esteri, allora esistevano le dogane e l’ obbligo per legge di canalizzare tramite banca autorizzata tutti i trasferimenti da e per l ‘estero. Quindi, prima di affidare la merce allo spedizioniere per l’ inoltro all’importatore estero ( in maggioranza grossisti ) bisognava farsi rilasciare il benestare A export dalla propria banca.
All’ epoca in banca esisteva un apposito ufficio merci estero che gestiva dall’ inizio alla fine le operazioni di import/export messe in atto dalle singole imprese. In Cadore le operazioni export più richieste dalle occhialerie erano le vendite contro documenti (C.A.D.) o anche contro rilascio di una lettera di credito, lettera che poteva essere “ confermata “ o non confermata. I regolamenti valutari di allora prevedevano che le merci in transito tra Stati fossero accompagnate da apposita tariffa doganale. (Gli occhiali erano classificati in ( 90.03). Nel 1988 venne meno l’ obbligo del rilascio dei modelli export/import e venne introdotta la CVS ( comunicazione valutaria statistica ). Periodicamente le banche dovevano inviare i dati delle CVS all’ UIC ( ufficio italiano cambi ) di Roma. Per svolgere al meglio ed il tutto il mondo le complesse transazioni commerciali sul mercato estero, le banche medio piccole si avvalevano di rapporti di corrispondenza con le banche di interesse nazionale, che avevano diverse filiali e uffici di rappresentanza nei vari Stati europei e in altri continenti. Per lo smobilizzo dei crediti verso della clientela italiana c’era l’ufficio portafoglio commerciale dove si scontavano con accredito immediato in c/c il controvalore netto degli effetti cambiari (tratte) o (accettazioni ) presentati dalla clientela. Gli effetti potevano essere (senza spese), ovvero, gli eventuali appunti insoluti venivano restituiti al cliente presentatore con le sole commissioni bancarie per il mancato buon fine, mentre per gli effetti con (spese) in caso di non pagamento da parte del debitore la banca incaricata dell’ incasso doveva consegnare l’ appunto all’ ufficiale giudiziario o al notaio o anche al segretario comunale, i quali dovevano contattare il debitore e chiedergli per quale motivo non pagasse l’ effetto a suo carico. Fatta questa operazione, in termine tecnico “ accesso”, il pubblico ufficiale compilava un “ verbalino” con il motivo del non pagamento che veniva attaccato al titolo medesimo con un foglio di allungamento.
Ovviamente, quando l’ appunto veniva addebitato dalla banca al suo cliente come insoluto/protestato i costi erano ben maggiori rispetto all’effetto reso con la modalità senza spese.
In pratica, lo sconto degli effetti in banca serviva all’ aziende a rendere liquidi i crediti già fatturati con scadenza più in là nel tempo verso i loro clienti residenti in Italia. La banca ne curava l’ incasso dei relativi appunti tramite i propri corrispondenti sul territorio, naturalmente facendosi pagare gli interessi e le commissioni previste.
A chi non aveva bisogno di anticipare il credito, la banca offriva il servizio di “dopo incasso” ovvero il cliente pagava solamente le commissioni ed aspettava l’ accredito in conto ad incasso avvenuto. Le cambiali tratte consegnate alla banca sia per lo sconto che per il semplice incasso, erano soggette all’ imposta di bollo percentuale, quindi si doveva acquistare in tabacchino le marche per cambiali e applicarle sul retro del titolo, poi le marche andavano obliterate con data certa dal locale Ufficio del Registro. Il primo servizio a cui era addetto chi era appena stato assunto in banca era proprio la gestione dell’ ufficio portafoglio che consisteva nel numerare progressivamente con un timbro ad inchiostro nero indelebile tutti gli effetti presentati dai clienti e controllare che ci fossero tutti i riferimenti che permettevano il regolare l’ incasso dei titoli. Ci dovevano essere il luogo e la data di emissione, la data di scadenza, l’ indirizzo stradale e l’ eventuale domiciliazione bancaria, l’ annotazione se effetto era da considerarsi senza spese e con spese. Tutti gli appunti dovevano essere “ accompagnati” da apposite distinte sulle quale doveva essere scritto il nome del debitore, la città o paese di incasso e la data di scadenza. Una volta accertata la regolarità della presentazione si procedere con i conteggio degli interessi e commissioni e ad annotare su apposito giornale di portafoglio i dati richiesti dalla normativa aziendale e dalla vigilanza della Banca d’ Italia.
Per finire, posso testimoniare che allora la Metalflex ci portava pacchi di effetti alti oltre una decina di centimetri (ovvero centinaia e centinaia di tratte per singola presentazione ) che la Banca del Friuli prendeva in carico provvedendo all’ incasso dei titoli nei vari paesi e città di domicilio dei debitori. Questo mio scritto vuole essere un semplice e sintetico ricordo di un’ epoca felice e prospera dell’ economica locale quando anche la Metalflex e le altre occhialerie ad essa “associate” hanno dato lavoro e creato benessere per l’intero Cadore e territori limitrofi.

- Gian Antonio Casanova Fuga -

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