( Ricordi di un ex bancario )
Il
mite inverno appena trascorso privo di neve e con tante giornate
assolate ci ha spinti a fare delle lunghe passeggiate specialmente
sulla comoda e amena strada ciclabile delle Dolomiti. Ebbene,
passando nel tratto che costeggia il paese di Venas ci si imbatte in
un fabbricato ad uso condominio situato tra la stazione ex Ferrovie
delle Dolomiti e la Chiesa Parrocchiale.
Questo
immobile io me lo ricordo come fabbrica di occhiali negli anni
Sessanta/Settanta. Nel pieno dell’ attività lavorativa penso che
l’ azienda occupasse oltre un centinaio di persone. All’ epoca,
nelle banche locali era in uso la consuetudine di recarsi
personalmente ( almeno in due impiegati ) negli uffici della
fabbriche più importanti a portare i contanti che servivano a fare
le paghe mensili agli operai. Ovviamente detto servizio dava l’
opportunità agli istituti di credito di incrementare il lavoro con
lo sconto di effetti e/o operazione export che la ditta in questione
consegnava alla banca per coprire il controvalore del contante
prelevato per gli emolumenti al personale. Io ho iniziato a lavorare
presso la Banca del Friuli di Pieve di Cadore il 01 giugno 1966 e
ricordo che i rapporti con la banca erano tenuti da Francesco Da
Cortà e dal loro direttore amministrativo Giancarlo (Carlo) Soravia.
I
soci della ditta Metaflex erano Francesco Da Cortà di Pieve e
Vittorio ed Elio Toscani da Venas. Inoltre, il signor Francesco Da
Cortà ed il Signor Vittorio Toscani erano soci accomandanti della
Luxottica di Del Vecchio & C. di Agordo; mentre il signor
Leonardo Del Vecchio era socio accomandatario. Ricordo che nel 1969
quanto i soci cadorini cedettero le loro quote della Luxottica sas,
io feci degli assegni circolari che servirono al perfezionamento del
rogito notarile.
Allora,
detti titoli di credito andavano compilati a mano dal contabile e
firmati dal cassiere.
All’
epoca lo stabilimento di Agordo occupava qualche decina di dipendenti
e le due occhialeria collaboravano sia nella produzione di montature
per occhiali sia nella commercializzazione del prodotto finito. In
quegli anni gli occhiali venivano venduti in buona parte sul mercato
interno ai numerosi negozi di ottica e i vari grossisti sparsi in
tutta Italia. Infatti, i rappresentanti delle occhialerie cadorine
visitavano con periodicità e costanza gli ottici italiani; e qui mi
corre l’ obbligo di ricordare il signor Mario Da Rin Pagnetto (
agente della Metalflex ) e uno dei precursori della folta schiera di
mandatari della nostra zona operanti nel settore nel corso degli
anni.
Ritornando
alla materia bancaria passo a descrivere le principali operazioni
che erano in uso presso le banche commerciali locali per finanziare e
supportare le occhialerie nelle loro esigenze di liquidità. L’
anticipo delle fatture dei loro clienti esteri, allora esistevano le
dogane e l’ obbligo per legge di canalizzare tramite banca
autorizzata tutti i trasferimenti da e per l ‘estero. Quindi,
prima di affidare la merce allo spedizioniere per l’ inoltro
all’importatore estero ( in maggioranza grossisti ) bisognava farsi
rilasciare il benestare A export dalla propria banca.
All’
epoca in banca esisteva un apposito ufficio merci estero che gestiva
dall’ inizio alla fine le operazioni di import/export messe in atto
dalle singole imprese. In Cadore le operazioni export più richieste
dalle occhialerie erano le vendite contro documenti (C.A.D.) o anche
contro rilascio di una lettera di credito, lettera che poteva essere
“ confermata “ o non confermata. I regolamenti valutari di allora
prevedevano che le merci in transito tra Stati fossero accompagnate
da apposita tariffa doganale. (Gli occhiali erano classificati in
( 90.03). Nel 1988 venne meno l’ obbligo del rilascio dei modelli
export/import e venne introdotta la CVS ( comunicazione valutaria
statistica ). Periodicamente le banche dovevano inviare i dati delle
CVS all’ UIC ( ufficio italiano cambi ) di Roma. Per svolgere al
meglio ed il tutto il mondo le complesse transazioni commerciali sul
mercato estero, le banche medio piccole si avvalevano di rapporti di
corrispondenza con le banche di interesse nazionale, che avevano
diverse filiali e uffici di rappresentanza nei vari Stati europei e
in altri continenti. Per lo smobilizzo dei crediti verso della
clientela italiana c’era l’ufficio portafoglio commerciale dove
si scontavano con accredito immediato in c/c il controvalore netto
degli effetti cambiari (tratte) o (accettazioni ) presentati dalla
clientela. Gli effetti potevano essere (senza spese), ovvero, gli
eventuali appunti insoluti venivano restituiti al cliente
presentatore con le sole commissioni bancarie per il mancato buon
fine, mentre per gli effetti con (spese) in caso di non pagamento da
parte del debitore la banca incaricata dell’ incasso doveva
consegnare l’ appunto all’ ufficiale giudiziario o al notaio o
anche al segretario comunale, i quali dovevano contattare il debitore
e chiedergli per quale motivo non pagasse l’ effetto a suo carico.
Fatta questa operazione, in termine tecnico “ accesso”, il
pubblico ufficiale compilava un “ verbalino” con il motivo del
non pagamento che veniva attaccato al titolo medesimo con un foglio
di allungamento.
Ovviamente,
quando l’ appunto veniva addebitato dalla banca al suo cliente
come insoluto/protestato i costi erano ben maggiori rispetto
all’effetto reso con la modalità senza spese.
In
pratica, lo sconto degli effetti in banca serviva all’ aziende a
rendere liquidi i crediti già fatturati con scadenza più in là nel
tempo verso i loro clienti residenti in Italia. La banca ne curava l’
incasso dei relativi appunti tramite i propri corrispondenti sul
territorio, naturalmente facendosi pagare gli interessi e le
commissioni previste.
A
chi non aveva bisogno di anticipare il credito, la banca offriva il
servizio di “dopo incasso” ovvero il cliente pagava solamente le
commissioni ed aspettava l’ accredito in conto ad incasso
avvenuto. Le cambiali tratte consegnate alla banca sia per lo sconto
che per il semplice incasso, erano soggette all’ imposta di bollo
percentuale, quindi si doveva acquistare in tabacchino le marche
per cambiali e applicarle sul retro del titolo, poi le marche
andavano obliterate con data certa dal locale Ufficio del Registro.
Il primo servizio a cui era addetto chi era appena stato assunto in
banca era proprio la gestione dell’ ufficio portafoglio che
consisteva nel numerare progressivamente con un timbro ad inchiostro
nero indelebile tutti gli effetti presentati dai clienti e
controllare che ci fossero tutti i riferimenti che permettevano il
regolare l’ incasso dei titoli. Ci dovevano essere il luogo e la
data di emissione, la data di scadenza, l’ indirizzo stradale e l’
eventuale domiciliazione bancaria, l’ annotazione se effetto era da
considerarsi senza spese e con spese. Tutti gli appunti dovevano
essere “ accompagnati” da apposite distinte sulle quale doveva
essere scritto il nome del debitore, la città o paese di incasso e
la data di scadenza. Una volta accertata la regolarità della
presentazione si procedere con i conteggio degli interessi e
commissioni e ad annotare su apposito giornale di portafoglio i dati
richiesti dalla normativa aziendale e dalla vigilanza della Banca d’
Italia.
Per
finire, posso testimoniare che allora la Metalflex ci portava pacchi
di effetti alti oltre una decina di centimetri (ovvero centinaia e
centinaia di tratte per singola presentazione ) che la Banca del
Friuli prendeva in carico provvedendo all’ incasso dei titoli nei
vari paesi e città di domicilio dei debitori. Questo mio scritto
vuole essere un semplice e sintetico ricordo di un’ epoca felice e
prospera dell’ economica locale quando anche la Metalflex e le
altre occhialerie ad essa “associate” hanno dato lavoro e creato
benessere per l’intero Cadore e territori limitrofi.
-
Gian Antonio Casanova Fuga -
Pubblicato su Il Cadore n. 5 maggio 2020
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