L’
inverno 2018/2019 con poca neve ( come peraltro anche quello delle
Olimpiadi del 56 ); l’ assegnazione dei prossimi campionati
mondiali di sci alpino a Cortina nel 2021. Inoltre, il 24 giugno 2019
in una bella e calda giornata di inizio estate in serata ci è giunta
da Losanna (Svizzera ) la bella notizia che il C.I.O. ( Comitato
Olimpico Internazionale ) aveva preferito la candidatura di
Milano/Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026.
Ebbene,
tutte queste notizie positive per il nostro territorio mi hanno
spinto a raccontare quello che mi è rimasto in mente dei Giochi del
1956. In primo luogo notiamo che le Olimpiadi del 2026 si svolgeranno
esattamente 70 anni dopo quel primo e storico evento che fece
conoscere in tutto il mondo le bellezze della conca ampezzana e delle
Dolomiti. Tale avvenimento portò allora anche in terra cadorina
lavoro e benessere per molte persone; come sicuramente avverrà
anche con i prossimi Giochi olimpici di Milano/Cortina. Pensando a
tutte queste cose voglio raccontare una piacevole esperienza
personale del lontano gennaio 1956. Avevo dieci anni quando il 25
gennaio del 1956 il dott. Cesare Riva, all’epoca nostro farmacista
e vicino di casa mi invitò ad andare assieme al figlio Ernesto a
Pieve di Cadore a vedere il passaggio della fiamma olimpica diretta
a Cortina. La fiamma era stata accesa al Campidoglio di Roma ed era
arrivata in aereo fino a Venezia, da dove aveva proseguito portata
dai vari tedofori, tra i quali c’era Zeno Colò ( noto campione
italiano di sci alpino ).
Ricordo
che eravamo in Piazza Tiziano affollata
di gente e ad un certo punto
comparve il tedoforo a
passo di corsa, fece
il giro della piazza e salì
e ridiscese
le
scale
del palazzo
della Magnifica Comunità
tenendo ben
il alto la torcia
simbolo dei Giochi
olimpici, ovviamente
suscitando l’ entusiasmo e
gli applausi dei presenti.
Le
gare le ho seguite ascoltando la radio (
la prima TV arrivò a Mare nel 1960 )
e leggendo il Gazzettino che nel bar di famiglia era presente ogni
giorno. Poi ricordo i racconti dei nostri
(molti )
paesani che in quel periodo
lavoravano sulle
piste da sci e alberghi di
Cortina. Trionfatore
in assoluto dei Giochi,
tanto è vero che aveva
entusiasmato
anche gli
sportivi italiani,
fu il
campione austriaco Toni Sailer di
Kitzbühel, medaglia
d’ oro nella discesa
libera, nello
slalom gigante e nello
slalom speciale.
Nel
bob gareggiavano
i cortinesi Monti
e Alverà, sui quali c’erano
molte aspettative per la medaglia d’ oro, ma la sorte volle che
arrivassero solo secondi sia nel bob a 2 che nel bob a 4. La
medaglia
d’ oro nel bob a 2 venne conquistata dalla
copia Dalla Costa-Conti, due piloti dell’ aeronautica militare
italiana.
Nello sci di fondo abbiamo
avuto dei buoni piazzamenti con Compagnoni
e De Florian ma non
riuscimmo a raggiungere il podio.
Invece,
si mise in luce la
squadra
dell’ URSS ( per la prima
volta ad una Olimpiade )
nella staffetta 4 X 10 Km.
batterono gli scandinavi
fino ad allora incontrastati “padroni” di
tutto lo sci nordico.
Anche nel salto dal
trampolino gli atleti
italiani non raggiunsero
il podio.
Nilo
De Zordo di Cibiana
partecipò solo come alfiere
portando la bandiera tricolore
alla sfilata dell’
inaugurazione dei Giochi,
aperti dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, ma
non partecipò alla gara.
I
paesi partecipanti furono 32 con 820 atleti. Il numero maggiore di
medaglie le
portò a casa l’ URSS: 16, mentre all’ Italia andarono 3
medaglie. Tutte le gare si
svolsero nel comune
di Cortina d’ Ampezzo
tranne il pattinaggio di
velocità che si disputò sulla superficie ghiacciata del lago di
Misurina. All’ epoca
suscitò non poca
ammirazione ed interesse
anche
la realizzazione del
trampolino per il salto di
Zuel, il rifacimento della
pista di bob
in località Ronco ed
in modo particolare lo stadio del ghiaccio
progettato dall’architetto Mario Ghedina.
Gian
Antonio Casanova Fuga
Pubblicato su il VISDENDE n. 2/2019
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